Tra le puntate più epiche di Cucine da Incubo, c’è quella in cui Cannavacciuolo chiese al ristoratore di leggere gli ingredienti sul barattolo: la scoperta fu sconvolgente.
Semmai si nutra un certo scetticismo verso i ristoranti sparsi per l’Italia, Cucine da Incubo è il classico programma che alimenta il terrore. Non perché sia un brutto format, ma perché mostra le realtà oscure nascoste dietro molte cucine. E in fondo il programma nasce proprio così: una figura imponente e professionale come Cannavacciuolo, pronta a scovare le problematiche di staff, servizio e cucina, provando a recuperare ciò che resta.
In una puntata che rimarrà senza dubbio impressa nella storia della televisione italiana, bastò un semplice assaggio di un primo piatto per far emergere due verità che né il ristoratore né il cuoco conoscevano. La scena, ovviamente, fu epica così come la reazione di Cannavacciuolo di fronte a qualcosa che superava ogni immaginazione.
In una puntata – apparentemente – come tante, Cannavacciuolo al tavolo vede un menù tutto sommato economico ma, al contempo, allettante. Ravioli con noci e tartufo (9€): è stata la sua prima scelta. Tutto regolare fino al momento in cui arriva il fatidico piatto, e Cannavacciuolo, con un’espressione di disappunto, chiede: “Io devo assaggiare questo catrame?”. E come biasimarlo: il raviolo navigava letteralmente in un brodo marrone con pezzettini non identificati.
Lo chef, facendo notare che si trattava di salsa tartufata e non di tartufo, chiese al ristoratore quale fosse la percentuale di tartufo presente nel barattolo. Quest’ultimo ipotizzò il 50%. Cannavacciuolo, non convinto, gli domandò di andare a leggere nel barattolo – perché sì, non serviva nemmeno chiederlo: era chiaro che si trattasse di un sugo confezionato.
Dopo aver controllato, il ristoratore tornò con tutta la dignità rimasta, affermando che la percentuale di tartufo era del 4%. Per quanto scioccante, quello fu solo l’inizio. Cannavacciuolo, ormai arreso, assaggiò il sugo al catrame e chiese se ci fosse del pesce.
Il ristoratore cadde dalle nuvole, affermando di no. In quel momento lo chef ringraziò ironicamente l’invenzione dell’acqua. Poi, dopo un’ulteriore verifica, il ristoratore scoprì che nel barattolo c’erano anche le acciughe – cosa di cui non era a conoscenza nemmeno il cuoco.
Inutile descrivere il momento di imbarazzo collettivo di fronte allo sguardo severo dello chef. Questa scena divenne in poco tempo epica e super condivisa sui social: da un lato c’era chi si indignava, giustamente, perché non si può vendere un prodotto di cui non si conoscono gli ingredienti, dall’altro chi notava come quel barattolo sembrasse più un prodotto da supermercato che qualcosa degno di una trattoria ‘autentica’.
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