Errore gravissimo ogni volta che cucini e fai questo gesto: non gettarlo nel lavandino, fidati crei un danno non indifferente

Nelle nostre cucine succede di tutto. Tra stoviglie da lavare in fretta, pentole ancora tiepide e quella voglia di “sistemare al volo” dopo aver cucinato, finiamo spesso per far scivolare nel lavello cose che non dovrebbero proprio finirci. Piccoli gesti automatici che ripetiamo ogni giorno, spesso in totale buona fede, convinti di non fare nulla di male, creando poi problematiche così grandi che non possiamo nemmeno immaginare. Specialmente considerando che non si tratterebbe di una sola famiglia ad agire così, ma in migliaia e migliaia.
E invece — proprio lì, in quell’abitudine che sembra innocua — si nasconde il vero problema. Soprattutto quando si tratta di residui che, una volta spariti alla vista, non spariscono davvero. Continuano il loro viaggio nelle tubature, si accumulano, si raffreddano, e iniziano a creare ingorghi che prima o poi presentano il conto. È un po’ come quando si nasconde roba nell’armadio pensando di aver “sistemato”: hai solo spostato il caos da un’altra parte.
Perché non devi mai versare l’olio nel lavandino
Ed è qui che entra in gioco l’errore più comune di tutti, quello che quasi tutti abbiamo fatto almeno una volta nella vita. Sto parlando dell’olio da cucina. Che sia stato usato per una frittura, per rosolare qualcosa o avanzato dal barattolo dei sott’olio, gettarlo nel lavello è un errore gravissimo. Non è acqua, non scivola via, non si “scioglie”. Al contrario: aderisce, si accumula, si solidifica con il freddo e crea veri e propri tappi nelle tubazioni domestiche.
Quando l’olio arriva nelle condutture, comincia a mescolarsi con altri residui. Pensa ai saponi, ai detersivi, ai micro-scarti del cibo. Il risultato è una massa densa e appiccicosa che può bloccare il passaggio in modo serio. E non parliamo solo del fastidio di un lavandino intasato: l’olio nelle tubature mette in ginocchio anche le fognature comunali per il discorso anche della moltiplicazione di cui dicevamo poc’anzi. Se un’abitudine sbagliata è applicata da migliaia e migliaia di famiglie, ecco che il problema diventa davvero gravoso.
Secondo diversi enti ambientali europei, i blocchi più grossi nelle fogne cittadine — i famosi “fatberg”, veri mostri di grasso — sono composti proprio da oli e grassi domestici. Parliamo di formazioni che possono raggiungere anche decine di tonnellate. Roba che richiede lavori complessi e costosi, il tutto nato da minuscoli gesti quotidiani nelle nostre cucine. Senza considerare poi una questione estremamente importante: l’inquinamento.
Perché l’olio nel lavandino è un grosso danno ambientale

Un solo litro di olio alimentare può contaminare migliaia di litri d’acqua potabile, formando sulla superficie una pellicola che impedisce l’ossigenazione e mette a rischio flora e fauna. Chi si occupa di tutela ambientale lo ripete da anni. L’ISPRA, per esempio, ricorda che gli oli vegetali rientrano tra i rifiuti domestici più impattanti se gestiti male. E la realtà è che spesso lo gestiamo davvero male.
Dove buttare allora il tutto?. L’olio da cucina usato va raccolto in un contenitore resistente, come una bottiglia di plastica o un barattolo di vetro, e portato alle isole ecologiche o ai punti di raccolta dedicati. Molti comuni hanno installato anche raccoglitori specifici nei quartieri, proprio per arginare questo problema. Una volta recuperato, l’olio può essere riciclato e trasformato in materiali utili: biodiesel, glicerina, lubrificanti, detergenti. Non finisce dunque sprecato, ma diventa una risorsa. Affinché ciò accada però bisogna prima sapere le cose. Ed è questo il nostro impegno: diffondere le notizie. Tra l’altro per una nostra stessa tutela.





