Quasi tutti ce l’abbiamo in cucina e forse anche tu ne hai uno: quel che devi sapere, però, è che contamina il tuo cibo

Mangiare sano è importante, ma per farlo non significa guardare solo in direzione dei cibi con cui ci alimentiamo. Sono altrettanto fondamentali anche le abitudini, le circostanze e il contesto. Un mix che permette di tenere pulito l’ambiente ove si opera e gli strumenti con cui si preparano i pasti. Perché c’è un aspetto da considerare che viene spesso sottovalutato: il rischio di contaminare gli alimenti. Perché questo non accade solo nei grandi centri di smistamento col rischio poi di richiami alimentari come spesso succede.
I prodotti possono essere contaminati anche in casa. Anzi: capita più spesso di quanto non si pensi. Alle volte sono piccole abitudini a farlo, situazioni a cui non prestiamo nemmeno attenzione e che – di conseguenza – sottovalutiamo. Senza sapere però che in realtà, proseguendo in quel modo giorno per giorno, finiamo per compromettere la salute e la qualità dei prodotti che abbiamo acquistato e che abbiamo preparato direttamente tra le mura domestiche. Una beffa di non poco conto, soprattutto per chi presta attenzione all’alimentazione e alla qualità dei prodotti.
A tal proposito è soprattutto a un materiale a cui bisogna prestare attenzione: alla plastica. Materiale che ha un peso specifico non indifferente per l’inquinamento globale e la contaminazione dei cibi. Utilissima per carità per molteplici circostanze, ma l’abbondanza come ormai chiaro da decenni a questa parte diventa un problema gravoso e in ambito culinario rischia di gravare non poco sulla qualità del prodotto finale. Ecco perché, ai fini di questo discorso, sono sempre consigliati contenitori in vetro piuttosto che in plastica. Sono più puliti e hanno meno predisposizione ai batteri anche se sono meno maneggevoli e una qualsiasi caduta sarebbe sinonimo di rottura.
Tagliere in cucina: se ce l’hai così devi cambiarlo
Se i contenitori però almeno restano lì fermi di base, il problema è quando la plastica viene utilizzata per la preparazione dei cibi. E qui entra in scena un oggetto utilizzato da milioni di italiani: il tagliere in plastica. Chiunque ha un tagliere in casa, spesso di legno o altri materiali con ognuno pro e contro, ma è quando spunta quello in plastica che bisogna prestare particolare attenzione. Comodissimo proprio perché leggero e maneggevole, ma c’è un altro aspetto che bisogna necessariamente considerare: danneggia il cibo.
Con il passare del tempo, infatti, la superficie di un tagliere sintetico si riempie di piccoli solchi. Ed è anche normale per carità: del resto ogni taglio di coltello lascia una traccia. Il problema è ciò che succede dentro quei micro–graffi, perché è proprio lì che possono annidarsi particelle di plastica e residui invisibili a occhio nudo che entrano poi in contatto con gli alimenti.
Questa non è una teoria astratta. Numerosi studi in materia di igiene alimentare, tra cui quelli pubblicati dal Journal of Food Protection, confermano che la microabrasione dei materiali plastici possono liberare frammenti minuscoli, a volte impossibili da percepire, che finiscono mescolati al cibo durante la preparazione. E se in cucina c’è umidità, calore o alimenti ricchi di grassi – che tendono a trattenere più facilmente i residui – il rischio aumenta.
Come capire se il tagliere in plastica va cambiato

E cucinando ogni giorno la superficie si segna, perde uniformità e diventa quasi ruvida. Basta farci scorrere la mano per sentirlo. Quando si arriva a questo livello di usura, non si tratta più di estetica: è un segnale concreto che stiamo lavorando su un supporto che può contaminare gli alimenti. A quel punto anche lavare con attenzione, usare acqua calda o detergenti specifici può non bastare, perché i solchi profondi rimangono e ciò che si infila lì dentro non sempre riesce a venire via.
Ovviamente è anche corretto dire che non bisogna demonizzare i taglieri di plastica. Come già accennavamo sono pratici, leggeri, economici e apprezzati anche dai professionisti quando occorre una superficie facilmente sostituibile. Rispetto a un tagliere in legno – che ha proprietà antibatteriche naturali e tende a “richiudersi” leggermente dopo l’uso – quello sintetico è diverso. Il materiale non si autorigenera, e ogni incisione resta lì, permanente. Chi lo sceglie deve essere consapevole di una cosa: dovrà cambiarlo ciclicamente. Questa è l’unica garanzia affinché si possa avere la certezza di non ingerire cibi alla lunga contaminati. Almeno non dal tagliere di casa.



