Panini autogrill: non immaginerai cosa è venuto fuori da un’ultima inchiesta sconcertante. Fidati ti spiazzerà

L’autogrill. Un simbolo assoluto per gli italiani. Un punto di riferimento determinante per ogni viaggio che sia di lavoro, di piacere, per la vacanza estiva o quella invernale. Se vi è necessità di rifornimento o esigenza di una sosta, ecco che questa grande zona per un pit-stop diventa comodissima per chiunque. Ben strutturate per accogliere i tantissimi viaggiatori che si susseguono ogni ora, gode di grosse zone parcheggio che rende quasi impossibile – al di là dell’affluenza – trovare un posto. E se proprio dovesse accadere, ci sarebbe un altro autogrill non molto più avanti che sicuramente avrebbe spazio sufficiente.
La chiave vincente di queste strutture, infatti, è che oltre ad essere ben fornite – alcune hanno anche le docce utilizzate soprattutto dai camionisti – sono ampiamente diffuse con uno schema capillare e preciso che permette di coprire praticamente ogni tratto autostradale così da poter sempre avere un ancora di salvataggio che sia per un’esigenza fisiologica, appetito o altre necessità del momento.
L’unico vero problema degli autogrill, da un certo punto di vista, sono i costi. Perché soprattutto per il ristoro, ha prezzi tutt’altro che banali. E un’inchiesta recente ha aperto uno squarcio sorprendente – e per certi versi inquietante – su come questi prodotti vengono realizzati davvero. Ed è proprio qui che il discorso si fa interessante: perché dietro quel panino da 8 euro che afferri al volo, c’è una storia che nessuno si sarebbe immaginato.
Panini autogrill, l’inchiesta svela una cosa inquietante

Il famoso Camogli dell’autogrill, quello che tutti abbiamo preso almeno una volta, viene venduto a 7, 8, talvolta anche 8,70 euro. Eppure all’azienda costa poco più di un caffè ristretto: 1 euro e 66 centesimi. Questo dato non arriva da voci di corridoio, ma da un’inchiesta del programma FarWest su Rai 3.
La parte più sorprendente dell’inchiesta è un dettaglio che sembra uscito da una fiction, e invece riguarda la nostra realtà quotidiana: per anni molti panini preconfezionati dell’autogrill – inclusi quelli più iconici – non venivano prodotti da un’azienda alimentare, ma da una ditta di pulizie.
Sì, una cooperativa di pulizie. Proprio così. Non un laboratorio gastronomico, non una linea di produzione alimentare certificata. Una cooperativa costretta a occuparsi anche di cibo per mantenere economicamente la produzione subappaltata.
E qui entrano in gioco altri due elementi pesanti:
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lavoratori pagati meno di 4 euro lordi all’ora,
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contratti definiti “pirata”, senza neppure la voce che autorizzasse la manipolazione del cibo.
Un’inchiesta che farà molto discutere e, c’è da giurarci, creerà uno scossone non indifferente nel mondo degli autogrill che verrà attenzionato bene dagli organi competenti. Un surplus incredibile su un prodotto alimentare, realizzato non da chi di dovere, e che ha portato a un guadagno aziendale del 500% grazie a questo modo di agire. Dunque se dovessi passare in un autogrill soprattutto nei prossimi giorni, sappi una cosa quando vedrai uno di quei panini venduti a peso d’oro: costerebbero di base non più di 2 euro.





